MiniGuida Giapponese

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BlackPain™
view post Posted on 13/2/2008, 12:37     +1   -1




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È una lingua particolare la cui origine rimane ancora misteriosa. Sembra molto difficile impararla, ma vale la pena visto che è già la seconda lingua più usata in pagine Web, dopo l'inglese (secondo una statistica del sito "Motori di ricerca" www.motoridiricerca.it )
Qui sotto vorrei descrivere alcune delle sue caratteristiche in un modo molto semplice.

Contesto e particelle
Il giapponese, collegato molto strettamente al contesto, riflette spesso i rapporti umani del parlante. Perciò si osserva un sistema complicatissimo di modi di parlare cortesi cambiando persino vocaboli.
Poi, nelle conversazioni bisogna seguire i pensieri soggettivi del parlante, forse più che fatti obiettivi. Questo si osserva nella conversione della risposta alla domanda negativa. Uno chiede: "non vuoi mangiare ?", e se è proprio così, allora dovremmo dire di sì, perché l'intuito del parlante è corretto. A rivelare il percorso di pensieri e sentimenti del parlante ci sono anche diverse particelle. Ad esempio, per ammorbidire il tono dando una certa familiarità si aggiungono "ne" e "yo" alla fine della frase. Ma quelle più difficili da comprendere per gli stranieri saranno "wa" e "ga".

La differenza delle particelle "wa" e "ga" si dovrebbe capire in relazione al contesto, non soltanto in una singola frase. La prima rappresenta semplicemente l'argomento di cui vuole parlare il parlante, magari volendo approfondirlo nel discorso seguente. Perciò, una frase iniziale da sola con "wa" può dare l'impressione di un'incompletezza, di una sospensione, lasciando spazio ad altre possibilità. E qualche volta assume un senso negativo. Oppure la usiamo per confrontare qualcosa elencando diverse frasi, quindi, cambiando ogni volta l'argomento.

Watashi wa Roma ni yukimasu. (Io vado a Roma.)

Watashi ga Roma ni yukimasu. (Io vado a Roma.)

Watashi wa kotoshi wa Roma ni wa yukimasenn. (Io, quest'anno, non vado a Roma.)

Il primo esempio non parla di altre persone, ma esprime solamente l'intenzione del parlante, e può darsi che continui a dire ancora qualcos'altro di se stesso. Altrimenti sta facendo paragoni con altre persone.
Invece nella seconda frase viene detto che è proprio il parlante a andare a Roma , non altri. Qui sono escluse altre possibilità d'interpretazione. Poi, "ga" è meno legata alle frasi successive. Perciò in un dizionario in cui bisogna definire parole in modo sintetico si usa principalmente questa particella.
"Wa" può occupare diverse posizioni nella frase, non solo subito dopo il soggetto. Ma se ripetuto, assume una sfumatura negativa.
L'ultima si traduce: "Quest'anno non vado a Roma." In giapponese il verbo si trova spesso alla fine della frase, sia in forma positiva che negativa. Ma in questo caso, sentendo ripetere "Wa", si può intuire già cosa si intende dire.
State attenti a non considerare queste due particelle semplicemente come il verbo "essere" dell'italiano !



Espressioni educate (Keigo)
Esistono tre forme per mantenere una certa distanza con le altre persone:

La formale (Teineigo): si usa in conversazioni con persone sconosciute o da rispettare, spesso con le altre due forme seguenti. Consiste principalmente nel finale di frase come: "...desu" e "...masu". E in domande "...desuka ?" e "...masuka ?".
Quindi, la frase semplice "Pann o taberu" diventa "Pann o tabemasu." ( Vuol dire "mangiare un pane". I verbi giapponesi non si coniugano secondo la persona grammaticale. Bisogna vedere il contesto. )

La cortese (Sonnkeigo): quando si tratta di qualche azione di una o delle persone da rispettare, si usa un verbo particolare.
Ad esempio, al posto di "taberu"(mangiare), verbo per qualsiasi persona, si dovrebbe usare "meshiagaru" per "Lei" o "Voi". In combinazione con la forma 1) diventa "meshiagarimasu".

La forma di modestia (Kennjougo): per descrivere qualche azione di se stessi o delle persone vicine in confronto di una sconosciuta o da rispettare, viene scelta un'altra espressione.
Ad esempio, il verbo corrispondente a "taberu" di questa forma è "itadaku". Insieme alla 1) si trasforma in "itadakimasu".

Nomi senza numero e genere
Non esistono né l'articolo né il genere dei nomi, e i nomi comuni non esprimono il numero. Quindi, la parola "kodomo" significa in italiano un bambino, una bambina, dei bambini e delle bambine. Per chiarire il numero, ci sono vari modi di contare. I libri, ad esempio, si contano con l'unità "Satsu". Invece le persone, "nin"; e le automobili, "dai". Ma la pronuncia cambia a volte secondo il numero che precede.
Ad esempio i gatti, li contiamo: "ippiki" (uno), "nihiki" (due), "sannbiki" (tre)....
Al contrario, i pronomi della seconda persona cambiano insieme al modo di parlare, secondo la situazione, il sesso e l'età del parlante e degli ascoltatori. Anche qui sono i rapporti umani che determinano la lingua da usare.

Descrizioni di suoni e movimenti
È una lingua ricca di espressioni onomatopeiche per lo stato delle cose, per i movimenti e i suoni. Funzionano come un avverbio per dare vivacità ai racconti.
Ad esempio, "korokoro" descrive il rotolare di qualcosa relativamente piccolo. Nella frase "Omusubi ga korokoro korogaru", Omusubi vuol dire una o più palline di riso, e korogaru, rotolare. Quindi "Omusubi ga korogaru" viene tradotta "una o più palline rotolano." Ma non so come si dice in italiano "korokoro".
Quando piove forte, si dice "Ame ga zaazaa furu", e il suo significato è in fondo uguale a "Ame ga furu". "ame" è la pioggia, "furu", "cadere" in questo caso.

È foneticamente semplice.
Per capirne la pronuncia ci aiuterà introdurre il concetto della battuta: una lunghezza omogenea in cui vengono pronunciate una vocale o una combinazione di vocali con una o più consonanti. L'unica eccezione è (nn), da usare da sola con la durata di una battuta. Sarà meglio considerarla come una vocale speciale. Ad esempio, la parola inglese "icecream", formata da due sillabe, diventa in giapponese "a-i-su-cu-ri-i-mu" in sette battute !
State attenti, però, a mantenere omogenea l'emissione del fiato durante la pronuncia. Cambia solo la nota come in una musica.

La scrittura
Ci sono due sistemi diversi: Ideogrammi cinesi e Kana. Il primo, "Kannji", fu adottata forse nel primo secolo dopo Cristo, quando c'era la dinastia degli Han che si chiama in Giappone "Kann", e si diffuse insieme all'introduzione della cultura continentale. Inizialmente gli ideogrammi si pronunciavano quasi come in Cina (pronuncia "Onn"). Ma più tardi si sovrapposero nella lettura parole giapponesi di significato corrispondente al carattere (pronuncia "Kunn"). Perciò un solo ideogramma può avere diverse pronunce. Ad esempio, si pronuncia una volta KI (Kunn, il suono sovrapposto agli ideogrammi dai giapponesi), e una volta MOKU (Onn, il suono simile a quello originale). Sono stati calcolati 1.945 Kannji d'uso quotidiano secondo il Ministero dell'istruzione pubblica (1981). Per leggere giornali, però, si dice che bisogna saperne più di tre mila.
Invece Kana , gli alfabeti fonetici, furono creati nell'epoca Heiann, attraverso la semplificazione degli ideogrammi. Ma non esiste un carattere che esprima solo una consonante tranne la NN ().
Oggi ci sono due tipi di Kana: "Hiragana" e "Katakana".
Kannji è usato soprattutto per scrivere nomi, una parte di aggettivi e di avverbi. Hiragana per particelle e il resto. Katakana, infine, per parole straniere. Siccome non si lascia uno spazio fra elementi grammaticali, questa regola serve a comprendere più facilmente il giapponese scritto.

La direzione tradizionale della scrittura è dall'alto verso il basso in righe verticali da destra a sinistra. Ma è possibile scrivere anche come in italiano: da sinistra a destra in righe orizzontali.

Come punteggiatura si usano Kutenn e Toutenn () come il punto e la virgola. Le parole riportate vengono messe spesso fra i due segni al posto di due virgolette.

I tempi
Lo schema di "passato - presente - futuro" non si può applicare sempre, ma in tanti casi si osservano i due criteri seguenti:

già accaduto, nato, apparso.

non ancora accaduto, prima di nascere o di apparire.

Vediamo qualche esempio:
Il verbo infinito "taberu" si usa anche così ogni tanto, senza verbi ausiliari, e vuol dire "mangiare" nel tempo 2. Ma rimane come un concetto astratto, un discorso generico (a), e quando assume un senso più specifico a causa di altre parole o del contesto, indica un'azione prevista o un'intenzione (b).
La forma "tabeta" significa che è già compiuto (1). In questo caso l'espressione ha in sé una certa concretezza, perché l'azione è stata compiuta in un momento concreto da qualcuno con identità concreta.
Poi, quando lo coniughiamo in "tabete" aggiungendogli dopo "iru" ("iru" è uno dei pochi verbi speciali che rappresenta una continuità ininterrotta, equivalente al "presente" ), allora "tabeteiru" significa " ripetere l'azione di mangiare", quindi, "stare mangiando". Visto così, l'apparente presente dei verbi è in realtà un'integrazione del tempo al punto 1.
Invece le eccezioni sono, ad esempio, "iru" e "aru". Avendo a che fare direttamente con l'esistenza, si traducono in italiano "esserci", "stare" o "esistere". Si usano da soli per riferire di una cosa presente, o con altri verbi come abbiamo visto.

Discussioni sulla scrittura
Attorno alla Riforma di Meigi (1867), si aprirono discussioni vivaci sulla scrittura giapponese fra intellettuali e imprenditori che volevano diminuire il peso dello studio degli ideogrammi e aumentare l'efficienza dei lavori amministrativi.
Ritenevano che la numerosità e la complicatezza della pronuncia degli ideogrammi fossero un grande ostacolo per la modernizzazione del paese.
Yoshitarou Yamamoto (1871-1923), ad esempio, dopo diversi incarichi di diplomatico e amministratore delle imprese, costruì nel 1920 la società "Kanamogi Kyoukai" introducendo l'uso di Kana e la scrittura orizzontale da sinistra verso destra (come l'italiano) con l' abolizione degli ideogrammi. E fece produrre a un'azienda statunitense un prototipo di macchina da scrivere, dotato delle tastiere di Kana. Si deve al suo studio la nascita della tastiere giapponese con Kana.
D'altra parte esisteva l'opinione che il giapponese si dovesse scrivere con alfabeti latini (Roma gi), trasmessi nel 16. secolo dai missionari portoghesi. La società "Nihon no Romagi sya", costituita nel 1909, sviluppa l'idea proponendo vari sistemi di traslitterazione.
I più conosciuti sono "il modello Hepburn" e "il modello Kunnrei".
Il primo è stato fissato nel 1885 dalla società "Nihon Romagi kai" e si è diffuso grazie al dizionario giapponese/inglese di James Curtis Hepburn (1815-1911). La caratteristica del modello è che descrive la pronuncia originale basandosi sulle consonanti inglesi e le vocali continentali.
Invece, il secondo è proviene dal modello Nippon, proposto dal fisico Aikitsu Tanakadate (1856-1952), che si è associato con gli altri "Nihon no Romagi sya". Poi, i principi di questo sono stati adottati dalle regole fissate dal Governo giapponese nel 1937 e rinnovate nel 1954, è chiamato di solito "Metodo Kunnrei". Anche lo standard internazionale,"Documentation -- Romanization of Japanese"(3602:1989) di ISO segue il Kunnrei.
Per chi sa già la lingua è più semplice applicare questo che riflette la struttura grammaticale del giapponese. Tutti i caratteri della colonna "TA" vengono trascritti sempre in una combinazione con la T e una vocale (A,I,U,E,O). Perciò la CHI (per il ) nel Hepburn (in italiano si pronuncia come "ci" di "città") viene scritto TI nel Kunnrei, FU (per il ) nel primo diventa HU nel secondo.
Diamo importanza alla pronuncia dei caratteri latini oppure alla coerenza grammaticale giapponese ?
Comunque, per la mancanza di un metodo completo, la situazione è rimasta confusa fino a oggi, e persino tra gli uffici pubblici non sono unificate le regole per la trascrizione.

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neutrel
view post Posted on 14/2/2008, 13:11     +1   -1




Bella....da studiare.....^^
 
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aris73
view post Posted on 16/2/2008, 00:47     +1   -1




grazie ^^
 
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Naruto_Uzumaki !
view post Posted on 17/2/2008, 01:38     +1   -1




Molto utile , ci voleva proprio ... Black , se sai altre cose del Giapponese scrivile pure qui ^^
 
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BlackPain™
view post Posted on 22/2/2008, 20:09     +1   -1




Beh questo è un sito dove potrete impararvi tantissimo la lingua:
http://www.manganet.it/lingua_giapponese.htm
 
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4 replies since 13/2/2008, 12:37   380 views
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