The Tree of Life - Recensione

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Naruto_Uzumaki !
view post Posted on 1/6/2011, 01:59     +1   -1




The Tree of Life - Recensione
Una Recensione di Valerio Caprara
www.valeriocaprara.com/dettaglio.asp?id=376

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Un poema soverchiato dalla propria ambizione, una cosmogonia frantumata in troppi satelliti filosofici, scientifici e religiosi, un film che ne contiene almeno altri tre… Per lo spettatore sarebbe facile onorare l’impresa di Terrence Malick come ha fatto la giuria del festival di Cannes, ma in realtà “The Tree of Life” rischia d’entrare di slancio nella disagiata categoria dei capolavori mancati. Se può essere un merito firmare il titolo n°5 in una carriera di quarant’anni, non è detto che sia giusta l’idea di metterci dentro tutto quello che era rimasto fuori nei periodi dell’astinenza: anche perché, tra i cento rami dell’albero eretto con la cinepresa dal sessantenne regista, raramente si scorgono quelli ai quali potersi aggrappare nel segno dell’emozione anziché della stupefazione. Che un certo fascino promani dalla storia di una famiglia americana “riscritta” secondo i ritmi segreti e profondi del ciclo vitale è innegabile; così come è possibile, al termine di due ore e diciotto che qua e là pesano, constatare come l’ampia erudizione di Malick si sia travasata in sperimentazione linguistica. Ma la tentazione di sminuzzare il giudizio tra parti “belle” e parti “brutte” non è pretestuosa, perché è proprio il kolossal a funzionare come surplus creativo, caos sensoriale, vetrina concettuale, proliferazione di effetti.
Restringerne la trama in poche battute, in effetti, non significa fargli torto, bensì aderire al metodo-Malick che prevede un soggetto esiguo dilatato da una ieratica voce fuori campo, dall’elaborato montaggio dei suoni e dei gesti, dalla cronologia alterata, dalla ricostruzione perfezionistica dei dettagli d’epoca, dagli inserti in stile ora “Discovery Channel” ora “2001: Odissea nello spazio”. A Waco, nel Texas degli anni Cinquanta, i coniugi O’Brien crescono tre figli maschi, il padre (Pitt) con intransigenza, la madre (Chastain) con tenerezza. A diciannove anni il secondogenito muore: non sapremo mai come, ma ritroveremo il maggiore ormai adulto (Penn) mentre soggiace all’assalto dei ricordi prima di convogliarli in un Aldilà dove tutti sono indotti a ricomporre i conflitti e procedere in pace. Prologo ed epilogo, come premesso, schizzano per la tangente alla ricerca del Senso Primario, dal brodo primordiale al Bing Bang, dall’embrione umano al ribollire dei vulcani, dagli abissi marini alle esplosioni stellari. Il problema è che al cinema non basta fotografare, per così dire, la metafisica né incarnare l’eterno dissidio tra natura e grazia in un profluvio d’immagini tecnologico-psichedeliche: occorrerebbe trasfonderli in uno stile, una suspense, una magia che non si limitino a spiluccare il pensiero trascendentalista di Ralph W. Emerson o la poesia di Walt Whitman.

THE TREE OF LIFE
REGIA: TERRENCE MALICK
CON: BRAD PITT, JESSICA CHASTAIN, SEAN PENN, FIONA SHAW
DRAMMATICO – USA 2011

 
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