Starhawk

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El Gecko
view post Posted on 17/7/2011, 11:53     +1   -1




Londra - Nell’estate del 2007 esordì su Playstation 3 una delle prime esclusive importanti per l’allora neonata console Sony. Warhawk era un titolo incentrato esclusivamente sul multiplayer e gettava in gigantesche arene ben trentadue giocatori che potevano darsi battaglia a piedi o sfruttando i numerosi mezzi messi a disposizione, compresi i potenti velivoli che davano il titolo al gioco. A diversi anni di distanza, Sony ci ha invitato in quel di Londra per assistere alla presentazione di Starhawk, un prodotto legato al vecchio lavoro di Incognito, senza però poter essere considerato come un vero e proprio seguito. Un prodotto che parte dalle solide meccaniche multiplayer del padre spirituale, arricchendole con un’inedita feature chiamata Build and Battle, ed includendo un’intera campagna singolo giocatore.

Gold Rush
Ha introdotto la presentazione Harvard Bonin di Sony Santa Monica, spendendo grandi parole d’elogio per il team di sviluppo nato da un rimpasto di Incognito e messo in piedi appositamente per lavorare sul nuovo progetto. Capitanato da Dylan Bone, mente già dietro a Warhawk, la nuova software house si chiama Lightbox Interactive, con sede ad Austin in Texas. Presa la parola, il presidente di Lightbox inizia finalmente ad illustrarci il loro nuovo lavoro partendo dal background narrativo, costruito con grande attenzione. Il titolo è ambientato nel futuro, in un sistema di galassie lontano dalla nostra, dove l’uomo è riuscito a estendere la propria civiltà, colonizzando pianeti e satelliti. Il motore che spinge le persone a muoversi in questo angolo dell’universo è una risorsa molto potente e di valore chiamata Rift, che in una sorta di corsa all’oro futuristica, spinge alcune persone a muoversi nel cosmo alla ricerca dei geyser di questa energia. Purtroppo vi è un effetto collaterale legato all’esposizione prolungata alla sostanza, capace di mutare in creature deformi un uomo. Nasce così una nuova razza di outcast che dimentica le proprie origini umane ed inizia a seminare morte e distruzione sulle colonie. Identificando i Rift Geyser come elemento mistico, in quanto capace di generare altri loro simili, da venerare e proteggere, i mutanti si sentono infatti in dovere di eliminare la minaccia umana. In questo conflitto appena sorto, vi sarà un uomo di nome Emmett Graves, il vostro alter ego, che rimasto esposto al Rift è riuscito per qualche oscura ragione a non subire la mutazione, guadagnando però allo stesso tempo la capacità di sfruttare l’energia a proprio vantaggio accumulandola nell’organismo. Inoltre, il suo compagno di sventure Cutter, un meccanico molto abile, costruisce per lui un marchingegno che, montato sulle spalle, permette a Emmett di tenere sotto controllo gli effetti del Rift accumulato.
Dylan Bone ci ha così descritto la trama del gioco, specificando che quanto svelato è solo un’infarinatura del complesso mondo ideato.

Build and Battle
Creato un universo personale, Lightbox Interactive ha deciso di sfruttare l’ambientazione per realizzare uno shooter diverso dal solito. Tipicamente gli sparatutto in terza persona si sviluppano seguendo una linea continua, ci racconta il presidente della software house texana, lungo la quale si incontrano dei nemici controllati dall’IA in luoghi prestabiliti. Tutto è incasellato in un rigido schema scelto dai programmatori e che si ripete uguale a sé stesso ad ogni giocata. Con Starhawk vogliono provare a fare qualcosa di diverso, a partire proprio da questi due elementi, ovvero livelli e nemici. I primi non saranno più dei lunghi corridoi, ma delle grosse arene liberamente esplorabili, all’interno delle quali anche i nemici non si faranno trovare sempre nelle medesime posizioni, ma godranno di zone anche molto ampie e intersecate tra loro in cui potranno comparire ed agire. Le dinamiche di shooting da quanto mostrato e provato si sono verificate del tutto analoghe a quelle di altri concorrenti del genere, fatto salvo per una configurazione dei comandi diversa dal solito, ma sorprendentemente funzionale. Ciò che però distingue Starhawk da qualsiasi altro sparatutto è però la particolare feature chiama Build and Battle. Durante il gioco, in qualsiasi momento, tenendo premuto il tasto triangolo potrete accedere ad un comodo menu radiale in sovrimpressione i cui spicchi corrisponderanno a delle strutture che potrete creare sulla mappa di gioco in pochi istanti. Ognuna di queste richiederà una o più unità di energia Rift, che potrete accumulare in due modi: uccidendo i nemici o estraendola da uno dei geyser costruendovi sopra una torretta d’estrazione. La mappa singolo giocatore mostrata durante la presentazione, e che abbiamo poi potuto provare durante l’hands on, vedeva Everett Graves cercare di prendere il controllo di una sorgente d’energia sorvegliata da un gruppo di mutanti. Una volta eliminati e posizionata la stazione per raccogliere la preziosa risorsa, ovviamente qualcosa va storto. La sua fedele spalla Cutter gli comunica via radio che non riesce ad attivare il marchingegno, costringendolo così a rintracciare l’interruttore per aggirare i controlli remoti. Una breve fase esplorativa in strutture presenti nel livello, condite da sparatorie, lo porta finalmente all’obiettivo. Ma questo è solo l’inizio, in quanto Cutter lo avvisa che nell’arco di un minuto piomberanno dal cielo delle truppe di nemici. Il giocatore ha così un breve lasso di tempo in cui poter sfruttare il Rift accumulato per costruire delle strutture di supporto, a partire dalla torre di comunicazione, utile per richiamare tre compagni gestiti dall’IA che lo assisteranno durante gli scontri a fuoco, passando per muri difensivi, bunker nei quali ripararsi - contenenti rifornimenti di vario genere - mitragliatrici automatiche e molto altro.
Esaltante l’ultima fase del livello, che ha visto Everett sfruttare uno Starhawk, mech in grado di trasformarsi in agili velivoli, e lanciarsi in spettacolari dogfight contro i mutanti.

Costruzioni online
Dopo la dimostrazione del livello per singolo giocatore, abbiamo avuto modo di provarlo in prima persona per poi finalmente fiondarci in concitate partite in multiplayer. La modalità disponibile era la classica Capture the Flag con due team da quattro persone. All’avvio della partita era possibile scegliere il punto di respawn dove si verrà poi letteralmente lanciati in partita protetti dal classico pod. La mappa è suddivisa in tre parti, due delle quali appartenenti alle squadre, delimitate da zone d’influenza all’interno delle quali è possibile effettuare il respawn e contenenti la base da proteggere, in quanto sede della bandiera. Nel mezzo vi è la classica terra di nessuno, che in Starhawk verrà spesso e volentieri percorsa rapidamente a bordo dei mezzi per poter raggiungere la base avversaria, dove abbiamo notato concentrarsi la maggior parte dell’azione. Le possibilità offerte dal Build and Battle si prestano egregiamente alla modalità scelta, in quanto ogni team si è ritrovato a dover spendere tempo ed energia Rift per cercare di proteggere al meglio la propria zona, posizionando mura o torrette difensive. Indispensabile sarà anche preoccuparsi di realizzare almeno un garage per costruite le buggy in stile Halo, indispensabili per entrare rapidi nella base nemica, magari nel frattempo investendo qualche avversario. Il tutto si tradurrà nel cercare di bilanciare al meglio fasi difensive con altre d’attacco, cercando di accumulare energia Rift e allo stesso tempo valutando sempre con attenzione quale costruzione “droppare” sulla mappa. Nella build testata abbiamo potuto osservare in tutto otto diverse strutture che comprendono, oltre a quelle già citate, le Sniper Tower (torrette dalle quali poter “camperare”, dotate già di fucile da cecchino), Beam Turret (potenti cannoni utili contro i mezzi nemici, di terra o d’aria), Launch Pad (costose ma che evocano sul campo gli Starhawk) e l’Energy Shield (uno scudo protettivo che avvolgerà tutta la base). In base alla potenza ed importanza necessiteranno un numero più o meno maggiore di slot d’energia, consumando di conseguenza la vostra barra di Rift. Dettagli come la possibilità di accumulare la preziosa risorsa sia dall’uccisione di nemici (effettuata direttamente da voi o grazie a strutture da voi create) sia tenendosi nella zona di influenza della propria base, fanno ben sperare sulle possibilità strategiche offerte dal titolo, che potranno essere sfruttate a fondo da team ben organizzati. Questi potranno infatti dividersi lasciando in base dei “costruttori” che organizzeranno le difese ed altri “cacciatori” che alla guida delle jeep o magari volando sugli Starhawk potranno ingaggiare direttamente il nemico. Non sarà ovviamente possibile riempire la mappa di costruzioni all’infinito, ma ogni modalità e livello avrà un limite massimo che potrà comunque aumentare con nuove basi.
Al termine di ogni partita una schermata riassuntiva vi assegnerà dei punti esperienza, utili per salire di livello e sbloccare così delle abilità che vi permetteranno inizialmente di correre o ricaricare l’arma più rapidamente. Nei livelli più avanzati acquisirete la capacità di costruire strutture più resistenti, o iniziare con più armi nel proprio inventario e così via. Scambiando due parole con Dylan Bone abbiamo inoltre appreso come il titolo comprenderà diverse altre modalità, ancora da rivelare ma che sicuramente includeranno un ritorno della Zone Mode già vista in Warhawk e un’altra simile all’Orda di Gears of War. Il team garantirà inoltre un supporto completo alla community con servizi dedicati ai clan, possibilità di organizzare tornei anche tramite il sito del gioco e fornendo un’applicazione per Android grazie alla quale monitorare costantemente lo stato delle partite e delle competizioni online.
Recensione Videogioco STARHAWK scritta da FOLKEN
Commento Finale
Sebbene il prodotto fosse ancora in uno stadio molto lontano da quello definitivo, Starhawk ci ha lasciato con impressioni molto positive. Il titolo si propone come uno shooter in terza persona divertente e profondo, reso atipico grazie alle intriganti potenzialità del sistema Build and Battle che, come ammesso dallo stesso Dylan Bone, sfrutta idee di classici tower defence come Plants vs Zombies per rimescolare le carte in tavola del genere sparatutto. L’aggiunta di una campagna singolo giocatore dovrebbe inoltre garantire una maggiore appetibilità del titolo rispetto al predecessore, senza comunque togliere nulla al massiccio multiplayer. Citiamo in conclusione anche un comparto tecnico ancora acerbo ma già piuttosto solido. Un titolo sicuramente da tenere d’occhio, sempre e solo sulle nostre pagine.



Ecco il video di gioco Qua.





Fonte:spaziogames.it
 
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